
Alberto Masala
Ho riflettuto al modo in cui ciascuno di noi lascia traccia di sé. Da fotografo, il ritratto di un volto è stata la prima risposta. Questo infatti può raccontare mille aspetti della persona, ma ragionando più a fondo ho pensato al modo in cui le persone interagiscono e si mostrano oggi.
Per strada, al market, nei locali, i nostri volti si rivolgono di continuo allo smartphone. Non vedo sguardi che s’incrociano. L’attenzione è rivolta ad un oggetto che rappresenta per molti il principale strumento di confronto con il mondo, un cervello di scorta al quale chiedere anche le cose più banali, una vetrina in cui mostrarsi, come vorremmo che gli altri ci vedessero.
Ho fatto un salto indietro nel tempo, nel momento in cui l’uomo ha preso coscienza di sé e questo è accaduto quando ha preso il potere sul linguaggio. Nel momento in cui ha iniziato a scrivere e a leggere, l’uomo ha lasciato un’impronta definita del proprio pensiero, una traccia di se come individuo e al tempo stesso della propria civiltà.
Negli ultimi anni l’avvento dei computer, ma ancor più quello degli smartphone, ha portato molte persone a scrivere.
Dalle prime pitture rupestri, allo smarthone è cambiato tanto e allo stesso tempo pochissimo. Infatti nell’uso delle applicazioni per la messaggistica istantanea come messanger, wazzapp, viber, si ricorre sempre più spesso all’uso delle emoticons, piccole icone rapresentative di espressioni facciali, oggetti e situazioni che sostituiscono molto spesso l’uso delle parole.
Anche il linguaggio scritto è cambiato, infatti nell’uso di questi dispositivi si parla di “linguaggio colloquiale”.
Che relazione c’è tra quello che scriviamo, come scriviamo e noi stessi?
Ultimo Accesso è un tentativo di dare risposta a questa domanda. E’ un ritratto sociale senza facce, ma con alcuni elementi che possono raccontare chi siamo: le nostre mani e il nostro smartphone.
Ho pensato di chiedere ai passanti di fotografare l’ultimo messaggio scritto sul proprio smartphone, proteggendone la privacy, mostrando il testo e le icone impiegate più spesso. Ho poi chiesto loro alcune informazioni: provenienza, età, sesso, studi, lavoro, hobby e il tempo trascorso dall’ultimo accesso all’applicazione.
In questo modo cercherò di ricostruire un ritratto della società contemporanea.